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Medicina Interna Funzionale: la diagnosi

Medicina Interna Funzionale: la diagnosi

5-05-2020

Quando frequentavo il reparto di III Clinica Medica del Policlinico Umberto I, dal 1999 al 2004, la grande maggioranza dei pazienti venivano ricoverati per problematiche cardiache o respiratorie, oppure per gravi infezioni resistenti agli antibiotici. Per mia personale sete di conoscenza sulla Medicina ed abitudine familiare, coltivavo, contemporaneamente, l'interesse per le Terapie Complementari, studiando Medicina Omeopatica con il Prof. Antonio Negro e frequentando l'ambulatorio del Dr. Luigi Minonzio, da cui ricevevo l'input della Medicina integrata, basato sui concetti di sinergia tra terapia nutrizionale, agopuntura e prescrizioni omeopatiche. Non fu facile coniugare l'approccio universitario, basato su criteri di scientificità ed analisi di efficacia dei farmaci tradizionali, con la visione "olistica" propria della Medicina integrata, ma fu proprio in questa ambivalenza che coltivai il seme della "Medicina Interna Funzionale".

La Medicina Interna si fonda sul ragionamento clinico e sulla semeiotica, pilastri irrinunciabili per confezionare la Diagnosi clinica e, di conseguenza, il piano terapeutico. La Medicina Interna Funzionale ha le stesse fondamenta, però l'attenzione è posta sulla DIAGNOSI PRECOCE.

È possibile che si arrivi ad uno scompenso cardiaco o ad una insufficienza respiratoria senza segnali che ne anticipino l'evoluzione? È possibile rintracciare questi segnali prima che la malattia si sviluppi? È possibile adottare delle misure affinché questa evoluzione venga rallentata o addirittura invertita? Infine, perché alcuni pazienti sviluppano patologie infettive così frequentemente mentre altri sono più resistenti? Queste ed altre domande affollavano la mia testa di giovane medico durante gli anni della specializzazione. Le risposte, per fortuna, sono emerse nel corso della mia vita di studi, ed ora sono concrete, percorribili e scientifiche.

Il contesto clinico più frequente a cui ero chiamato ad intervenire nei miei trascorsi di reparto era il dolore toracico. Il CALCOLO DEL RISCHIO che si trattasse di una patologia ischemica del cuore era fondamentale per indirizzare il paziente verso esami che avrebbero confermato o smentito la diagnosi. Questo calcolo era, ed è tuttora, basato sui cosiddetti "fattori di rischio", di cui quelli "modificabili" rivestono maggiore importanza, soprattutto in termini di prevenzione primaria (prima del primo accidente vascolare) o secondaria (evitare un secondo infarto).

Ipertensione arteriosa, fumo di sigaretta, diabete, obesità, colesterolo alto, sedentarietà e stress: questi i fattori di rischio modificabili, con alcune precisazioni da fare.

La prima: a parte il fumo di sigaretta, le patologie metaboliche e la sedentarietà, all'epoca molte patologie venivano definite "idiopatiche", che, tradotto, vuol dire "non sappiamo la causa".

La seconda: lo stress veniva sempre menzionato per ultimo, talvolta addirittura omesso, comunque sempre sottovalutato.

La terza: non veniva fatta chiara menzione dello "stress ossidativo", ossia del danno indotto dai radicali liberi derivanti dai processi energetici delle cellule sulle cellule stesse, e sul DNA cellulare.

Già all'epoca ero molto sensibile a questi argomenti: pochi anni prima, frequentando in qualità di studente interno il laboratorio di Diabetologia del Prof. Giancarlo De Mattia, presso la I Clinica Medica, centrifugavo provette col sangue dei pazienti diabetici, su cui poi venivano dosati i livelli di glutatione ossidato e ridotto: anche se il mio contributo era di mera "manovalanza" mi sentii molto fiero quando fu pubblicato su una prestigiosissima rivista (Metabolism, 1997) il lavoro dal titolo "Polyol pathway activation and glutathione redox status in non-insulin-dependent diabetic patients".

Sostanzialmente si trattava di studi pionieristici volti a dimostrare che esisteva un legame tra patologie del metabolismo degli zuccheri e stress ossidativo, i cui danni sono alla base del fenomeno dell'invecchiamento.

Calcolo del rischio e prevenzione cardiovascolare: proprio per l'intima convinzione di poter aiutare i pazienti tramite il controllo dei fattori di rischio, durante gli anni di specializzazione decisi di seguire il mio primo Maestro di Medicina Alberto Paris nell'avventura di aprire un ambulatorio pubblico di Medicina Interna e Diabetologia, presso la stessa Clinica Medica che ospitava il reparto.

Nell'arco di un anno l'ambulatorio si riempì, sia di pazienti che dimettevamo dal reparto che di esterni: la nostra attività  si centrava su indicazioni alimentari e prescrizioni farmacologiche per abbattere quanto più possibile il rischio cardiovascolare, ma ancora non erano integrati, nel panorama della Medicina Accademioca, due pilastri fondamentali della terapia anti-aging: il controllo dell'infiammazione e l'importanza dello stress.

Negli anni a seguire la letteratura medica scientifica è letteralmente esplosa su tre fronti:

-  Il riconoscimento dell'infiammazione cronica silente quale denominatore comune a tutte le patologie degenerative connesse con l'invecchiamento

-  Il ruolo dell'intestino e del metabolismo nella modulazione della stessa infiammazione

-  L'importanza dell'asse dello stress nella genesi e nel mantenimento dell'infiammazione

Molte delle patologie definite "idiopatiche" divennero, pertanto, correlate all'infiammazione e/o stress-correlate.

Da cultore dell'Agopuntura, in questi anni il mio sforzo è consistito nel correlare queste recenti tendenze della Medicina Occidentale con i dettami della millenaria cultura cinese: la più interessante "scoperta" è stata la validazione, da parte della comunità scientifica, di una serie di SINTOMI PRECOCI di infiammazione cronica, definiti "MUS: Medically unexplained symptoms", per i quali esistono vari questionari. I MUS sono sintomi molto simili a quelli descritti nell'ambito dei cosiddetti "quadri sindromici" della medicina cinese: sono sintomi vaghi ma molto sensibili e, normalmente, non presi in considerazione dai medici, quali stanchezza al mattino, irritabilità , gonfiore addominale, preoccupazioni eccessive ecc..

La diagnostica propria della Medicina Interna Funzionale può, pertanto, avvalersi di MARKERS PRECOCI di infiammazione, a cui sono solito integrare presidi diagnostici propri dell'agopuntura:

-  Anamnesi e questionario dei MUS

-  Esame obiettivo internistico, osservazione della lingua e palpazione dei meridiani di agopuntura

-  Tomografia elettrolitica extracellulare

-  Calcolo del rapporto tra acidi grassi infiammatori e anti-infiammatori nel sangue

-  Calcolo delle citochine infiammatorie nel sangue

-  Valutazione dell'equilibrio ormonale e del metabolismo degli zuccheri

-  Valutazione dell'asse dello stress e della "risposta di adattamento"

-  Analisi delle vitamine e dei minerali

-  Esame delle urine per la ricerca di disbiosi intestinale

- Calcolo dello stress ossidativo

La Terapia Complementare, confezionata in base al quadro che emerge dalle indagini diagnostiche, è volta a ridurre lo "stress metabolico" e lo stress emozionale per ripristinare l'equilibrio tra citochine, tra acidi grassi, l'equilibrio dell'insulina e del cortisolo, ormone dello stress, l'equilibrio acido-base e, in ultima istanza, ridurre lo stress ossidativo, con effetti preventivi ed anti-aging sulle patologie croniche degenerative legate al processo d'invecchiamento.