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Stanchezza cronica ed insonnia: due sintomi da non sottovalutare

Stanchezza cronica ed insonnia: due sintomi da non sottovalutare

18-11-2022

In medicina generale è molto frequente la frustrazione di pazienti e medici nell'affrontare sintomi non direttamente riconducibili a danni d'organo identificabili mediante procedure diagnostiche classiche. 

Tra questi, il disturbo del sonno e la sindrome da stanchezza cronica diurna ricorrono frequentemente, e molto spesso sono sintomi associati a disturbi della sfera emotiva, sia nello spettro ansioso che depressivo, ma anche a disturbi funzionali respiratori, gastrointestinali e al dolore cronico muscolo-scheletrico.

L'insonnia viene definita come una condizione di insoddisfazione relativa alla quantità e/o qualità del sonno ed in Italia circa il 10% della popolazione è affetto da disturbi del sonno secondo i criteri del Manuale Diagnostico Statistico dei Disturbi Mentali ( DSM-5).

Nonostante l'insonnia sia classificata tra i disturbi del sonno, le ripercussioni impattano notevolmente il periodo di veglia, con manifestazioni di sonnolenza diurna e stanchezza cronica, sovente accompagnate da cefalea di tipo tensivo, provocando disagi sulla sfera sociale e lavorativa.

In termini diagnostici l'analisi funzionale del sistema nervoso autonomo è un esame imprescindibile per impostare una terapia che abbia efficacia nel lungo termine senza ricorrere cronicamente a farmaci induttori del sonno.

ritmi biologici, infatti, vengono scanditi da un orologio centrale, situato in una regione dell'ipotalamo sensibile ai cambiamenti della luce (nucleo soprachiasmatico), che modula i ritmi periferici dei singoli organi (cuore, fegato, reni ecc.): in ogni singolo organo e tessuto è presente un orologio molecolare a base di proteine che controlla una importante variabile di geni denominati "geni controllati da clock", che si attivano e disattivano in base al passaggio quotidiano dalla fase di attivazione energetica della giornata (fase catabolica) a quella di recupero e ricostruzione corporea (fase anabolica).

Il sistema nervoso autonomo consta di due assi: l'asse "simpatico" che, tramite l'adrenalina, governa la fase catabolica della giornata, con modificazioni ormonali caratterizzate dalla secrezione di cortisolo, e l'asse "parasimpatico" che, tramite l'acetilcolina, regola il rilassamento, il sonno e la ricomposizione corporea notturna.

Un soggetto che fatica a prendere sonno, oppure ha frequenti risvegli notturni, ed al mattino si sveglia stanco e privo di energie è un soggetto che ha perso il ritmo circadiano scandito dal sistema nervoso autonomo: ha una dominanza del sistema "simpatico" di notte ed una prevalenza del "parasimpatico" di giorno.

Le cause della perdita dei ritmi circadiani sono innumerevoli e vanno rintracciate nello stile di vita del singolo paziente, dalle scelte alimentari a quelle inerenti le attività motorie e lavorative, le abitudini individuali, familiari e sociali associate allo stress cronico e l'uso cronico di svariati farmaci che alterano gli orologi molecolari tessutali menzionati.

La perdita dei ritmi circadiani induce, nel tempo, croniche modificazioni della composizione corporea, per effetto dell'esposizione continuativa di organi e tessuti bersaglio al cortisolo: catabolismo notturno di muscoli e ossa con perdita della massa magra, incremento di grasso infiammatorio con sviluppo di resistenza all'insulina e sindrome metabolica, che a sua volta aumenta la probabilità di sviluppare patologie cardiologiche e cerebrovascolari.

Presso gli ambulatori Bianalisi-Fisiomedical e Bianalisi Lazio viene eseguita l'analisi del sistema nervoso autonomo tramite pletismografia PPG Stress Flow, affiancata dall'analisi della composizione corporea (muscolo, osso, grasso, acqua totale ed extracellulare, livello dei minerali stato dei visceri) tramite BIA-ACC, che consente anche di monitorare il ritmo del cortisolo.

Sulla base dei suddetti esami viene impostato un piano terapeutico e modificazioni dello stile di vita atti a ripristinare l'equilibrio del sistema nervoso autonomo, al fine di migliorare i disturbi associati all'insonnia ma, contemporaneamente, di prevenire lo sviluppo delle patologie metaboliche ed internistiche associate.